Baby Led Weaning (BLW) o Autosvezzamento


Il termine svezzamento descrive il periodo di tempo in cui si passa progressivamente dall’allattamento esclusivo, che sia al seno o con biberon, all’introduzione di cibi solidi.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) raccomanda l’allattamento esclusivo al seno per i primi sei mesi di età, e l’allattamento al seno complementare almeno fino al secondo anno di età. Secondo l’OMS, l’introduzione di alimenti complementari dovrebbe essere fatto in sicurezza, al momento giusto e adeguato; dovrebbe iniziare quando l’allattamento al seno esclusivo non può più fornire abbastanza nutrienti ed energia per la crescita e lo sviluppo del bambino1

Il periodo di svezzamento è un momento cruciale nella vita di un bambino poiché non solo comporta una grande quantità di rapidi cambiamenti, ma è anche associato allo sviluppo delle preferenze alimentari, dei comportamenti alimentari e del peso corporeo dell’infanzia, dell’adolescenza e dell’età adulta.

Tradizionalmente, i bambini iniziano il percorso di svezzamento con puree pronte o preparate ad hoc che vengono offerte dal genitore con il cucchiaio.
Negli ultimi 10-15 anni, è andato sempre più prendendo piede anche in Europa un approccio alternativo noto come “svezzamento guidato dal bambino” (BLW) o “autosvezzamento”2,3

Le principali caratteristiche di questo metodo sono che i bambini, una volta acquisiti i requisiti fondamentali per auto-alimentarsi, partecipino ai pasti della famiglia e vengano offerti pezzi di cibo “interi”4.

Il genitore offre il cibo ma è il bambino che guida il percorso di svezzamento (da qui il termine “guidato dal bambino”): è il bambino che decide cosa, quanto e quanto velocemente mangiare5.

Il momento dello svezzamento è un momento cruciale anche nella vita dei genitori e spesso è accompagnato da ansie e paure.

La prima fra tutte quando ci si avvicina al mondo dell’autosvezzamento è il rischio di soffocamento. Questa paura nasce dal fatto che spesso si confonde il soffocamento e il conato.

Il conato è un riflesso involontario che con il passare del tempo si evolve ed è per questo che i nostri bambini a volte ci fanno perdere 10 anni di vita ;).

Fino a sei mesi il riflesso del conato si attiva quando il cibo arriva a 1/3 della lingua, poi questo riflesso si sposta a 2/3 della lingua quando vengono fuori i molari e infine vicino all’ugola nell’individuo adulto.

Il bambino che inizia un percorso di autosvezzamento può avere molti conati perché sta imparando a regolare la quantità di cibo che riesce a masticare e deglutire. Deve fare esperienza!

Gli studi, infatti dimostrano che non ci sono differenze nell’incidenza del soffocamento tra i gruppi di autosvezzamento e quelli di svezzamento tradizionale6

Tuttavia, anche nell’autosvezzamento ci sono delle regole per evitare episodi spiacevoli ossia il cibo deve essere tagliato in un certo modo e alcuni cibi sono proibiti fino alla comparsa dei molari.

Un’altra grande paura quando ci si avvicina al mondo dell’autosvezzamento è: “Starà mangiando abbastanza?”

Già, perché spesso i bambini che vengono autosvezzati inizialmente mangiano poco. Manipolano con le mani ma alla fine alla bocca arriva ben poco cibo.
Innanzitutto, una precisazione da fare è che all’inizio l’introduzione degli alimenti non va a sostituire il latte materno o artificiale che rimane l’alimento principale. Il cibo solido sarà complementare al latte. Man mano che il bambino prenderà confidenza con il cibo solido e mangerà sempre di più, il numero di poppate naturalmente andranno a diminuire.

Se vengono seguite le giuste regole di una sana alimentazione, non ci sono differenze significative di peso tra i bambini autosvezzati e quelli svezzati con il metodo classico7.

Messe un po’ a tacere queste paure, il baby led weaning ha molti vantaggi.

Il bambino mangia insieme a tutta la famiglia in un momento di convivialità (abbiamo visto quanto sia importante la convivialità per gli adulti, figuriamoci per i bambini!) e il non dover preparare mille pasti diversi riduce lo stress del pasto. Inoltre, non essendoci pressioni da parte del genitore (e il bambino che decide quanto, quanto e quanto velocemente) la serenità dei pasti è pressochè assicurata.

Inoltre, si è visto che neonati autosvezzati sono significativamente più sensibili al segnale di sazietà8. Il principio cardine dell’autosvezzamento è infatti l’autoregolazione ossia la capacità di avvertire il senso di sazietà e decidere di smettere di mangiare.

Il baby led weaning non sembra essere preventivo sull’obesità o i disturbi del comportamento alimentare (spesso dovuti a disagi emotivi) ma è sicuramente un primo passo verso un equilibrio alimentare9.

Il gusto, inteso come percezione del sapore degli alimenti inizia ad essere presente già in gravidanza tuttavia il bambino continua a sperimentare i sapori durante l’allattamento e lo svezzamento. Se lo svezzamento viene fatto con gli alimenti che l’intera famiglia mangia (ovviamente è importante una corretta e sana abitudine alimentare familiare) il bambino sarà più portato ad apprezzare quei sapori anche da adulto10.

 

 

  1. World Health Organization. UNICEF. Global strategy on infant and young child feeding. Geneva: World Health Organization; 2002. http://www.who. int/nutrition/publications/infantfeeding/9241562218/en/
  2. Brown A, Jones SW, Rowan H. Baby-led weaning: the evidence to date. Curr Nutr Rep. 2017;6:148.
  3. Caroli M, Mele RM, Tomaselli MA, Cammisa M, Longo F, Attolini E. Complementary feeding patterns in Europe with a special focus on Italy. Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2012;22:813–8.
  4. Rapley G, Murkett T. Baby-led weaning: helping your baby love good food. London: Vermilion; 2008. 8. Rapley G.
  5. Baby-led weaning: transitioning to solid foods at the baby’s own pace. Community Pract. 2011;84:20–3.
  6. Townsend E, Pitchford NJ. Baby knows best? The impact of weaning style on food preferences and body mass index in early childhood in a casecontrolled sample. BMJ Open. 2012;2:e000298
  7. Spoonfeeding is associated with increased infant weight but only amongst formula-fed infants
  8. Early influences on child satiety‐responsiveness: the role of weaning style Brown ,M. D. Lee
  9.      Baby-Led Weaning—Safe and Effective but Not Preventive of Obesity Rajalakshmi Lakshman, PhD1Emma A. Clifton, MPhil1; Ken K. Ong, PhD1
  10. Sereni a tavola. L’invenzione del bambino inappetente e l’alimentazione a richiesta. Lucio Piermarini

 

Plastica ed effetti sulla salute


Il problema della plastica è un problema mondiale di cui non si è mai parlato.
In questi giorni, le campagne di sensibilizzazione crescono a dismisura senza considerare che non vengono tuttavia date alternative alla sostituzione di questo materiale di cui le nostre case (bagnoschiuma, spazzolini, bottiglie di acqua, vaschette cibi, contenitori cosmetici, contenitori yogurt, piatti, bicchieri, posate, detersivi pavimento e bucato, pannolini, etc etc etc) e i nostri supermercati sono pieni!
Nelle materie plastiche sono contenute molte sostanze chimiche pericolose come il bisfenolo A (BPA), gli ftalati, l’antiminitroxide, i ritardanti di fiamma bromurati e le sostanze chimiche polifluorurate ecc.; tutte sostanze che costituiscono un serio fattore di rischio per la salute umana perché possono dare irritazione agli occhi, insufficienza visiva, difficoltà respiratorie, disfunzione epatica, tumori, insulino-resistenza e diabete di tipo II, sovrappeso e obesità1, anomalie scheletriche2, allergia e asma, malattie della pelle, endometriosi, fibromi, mal di testa, vertigini, problemi di fertilità, disturbi cardiovascolari e gastrointestinali, etc.
Questo è dovuto non solo all’utilizzo diretto dei contenitori di plastica nella pratica quotidiana ma anche al riversamento di tali sostanze nel sottosuolo, falde acquifere etc.
Tra tutte le sostanze tossiche contenute in essa, le due che destano maggiori preoccupazioni per la salute umana sono appunto il bisfenolo A e il di- (2-etilesil) ftalato (DEHP).
Vi è una crescente evidenza che il bisfenolo A (BPA) e gli ftalati possano influire negativamente sull’uomo perché danneggiano il sistema endocrino.
Inserendo su Pubmed la parola “bisphenol A” troviamo 653 articoli che ne parlano e ne esaminano gli effetti, evidentemente ancora troppo pochi per trovare una soluzione.
Ormai è certo che il bisfenolo A (BPA), in particolare, è un distruttore endocrino che può legarsi al recettore degli estrogeni, interagendo con altre proteine di segnalazione come fattori di crescita ed oncogeni cellulari. Numerosi dati indicano che il BPA modifica l’equilibrio fisiologico di morte e proliferazione cellulare regolato dagli estrogeni promuovendo solo la proliferazione cellulare con conseguente trasformazione delle cellule in tumorali.
Possiede anche proprietà antiandrogeniche, infiammatorie e ossidative.
Entrambe queste sostanze (Bisfenolo A e ftalati) possono essere rilevate e lo sono ampiamente nell’urina umana, nel sangue e cosa più preoccupante nel latte materno e nel liquido amniotico3,4,6.
Sembrerebbe che l’esposizione prenatale al bisfenolo A e alcuni ftalati possano modificare i livelli di adiponectina, (ormone proteico coinvolto nella regolazione del glucosio e nel catabolismo degli acidi grassi) e di leptina fetali (un ormone coinvolto nella regolazione del metabolismo lipidico e del consumo energetico).
Esiste un’ampia letteratura sugli effetti dell’esposizione a BPA durante le fasi critiche dello sviluppo. L’esposizione di femmine gravide di topo a basse dosi di BPA induce alterazioni nel tasso di crescita corporea della prole maschile e femminile, accelera la pubertà nelle femmine e riduce la spermatogenesi nei maschi, mentre nei ratti altera il comportamento esploratorio, sessuale e di gioco.
Il bisfenolo A altera inoltre la regolazione della sintesi, il rilascio, il trasporto, il metabolismo, la clearance degli ormoni tiroidei ed ha azione sui loro recettori. La maggior parte degli effetti è legata alla somiglianza strutturale di tali composti chimici con tali ormoni determinando un meccanismo di mimica molecolare ossia il sistema immunitario confonde gli ormoni tiroidei e il BPA e non lo riconosce come molecola estranea da combattere ed eliminare.
Si è visto che i bambini sono maggiormente esposti al BPA rispetto agli adulti e nella maggior parte degli studi l’assunzione giornaliera nei bambini supera la dose massima di riferimento (RfD) stabilita dalla US Environmental Protection Agency (US EPA). Tant’è che nel 2008 questa molecola è stata vietata per la produzione di biberon e giocattoli, ma è legale per altri prodotti in plastica5.
Anche le nostre abitudini alimentari ci espongono sempre più a questi composti infatti purtroppo, con il calore (provocato dall’acqua calda o dal microonde) alcuni elementi chimici tra cui appunto il bisfenolo A vengono rilasciati ed in seguito assorbiti dagli alimenti, provocando tutti gli effetti dannosi sull’organismo che abbiamo visto.
Purtroppo è molto difficile fare qualcosa visto che tantissimi alimenti che compriamo al supermercato non hanno soluzioni alternative di confezionamento tuttavia si può cercare di ridurre l’esposizione utilizzando dei buoni sistemi di depurazione dell’acqua e quindi eliminando le bottiglie di plastica, si può eliminare i contenitori di plastica per la conservazione e il riscaldamento dei cibi a favore del vetro o utilizzare pannolini o assorbenti lavabili o spazzolini in bambù in commercio su siti online etc. Se avete informazioni su come ridurre il consumo di plastica nelle nostre case, scrivete sotto l’articolo o sulla pagina facebook le vostre soluzioni.

1. A global assessment of phthalates burden and related links to health effects.
Katsikantami I, Sifakis S, Tzatzarakis MN, Vakonaki E, Kalantzi OI, Tsatsakis AM, Rizos AK.
2 A Review on the Effects of Bisphenol A and Its Derivatives on Skeletal Health.
Chin KY, Pang KL, Mark-Lee WF.

3. Association between prenatal bisphenol A and phthalate exposures and fetal metabolic related biomarkers: The Hokkaido study on Environment and Children’s Health.
Minatoya M, Araki A, Miyashita C, Ait Bamai Y, Itoh S, Yamamoto J, Onoda Y, Ogasawara K, Matsumura T, Kishi R.
4. Effects of bisphenol A and its analogs on reproductive health: A mini review.
Siracusa JS, Yin L Measel E, Liang S, Yu X.

5. Annual Review of Public Health

6. Molecular Mechanisms of Action of BPA
Filippo Acconcia , Valentina Pallottini , and Maria Marino

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