L’intestino ha, oltre la funzione digestiva e di assorbimento degli alimenti, l’importantissima funzione di barriera tra il mondo esterno (cibo) e il mondo interno.
La barriera intestinale è un’entità veramente molto complessa, costituita da più componenti, interattiva e bidirezionale.
E’ un sistema a più strati che ha il compito di distinguere tra microrganismi commensali o patogeni, tollerando i commensali e scatenando una risposta immune contro i patogeni.
Il primo strato è rappresentato dalla microflora intestinale (microrganismi commensali) che inibiscono la colonizzazione di agenti patogeni mediante la produzione di sostanze antimicrobiche.
Lo strato successivo è rappresentato dal muco che impedisce l’adesione batterica sia attraverso la produzione di sostanze antimicrobiche sia attraverso la secrezione di immunoglobuline A.
E infine, al di sotto del muco è presente uno strato di cellule epiteliali chiamate enterociti unite tra loro strettamente da giunzioni chiamate serrate che formano una vera e propria barriera fisica che consente di assorbire i nutrienti ma impedisce alle molecole più grandi e ai microrganismi di passare nel circolo sanguigno.
Le giunzioni serrate sono, quindi, le porte che impediscono ai microbi patogeni e alle molecole più grandi di passare nel circolo sanguigno determinando una risposta immunitaria.
La chiave che apre queste porte è una proteina chiamata zonulina.
Quando, per ragioni che analizzeremo tra poco, nell’intestino viene prodotta zonulina, le giunzioni serrate si aprono rendendo l’intestino poroso e permettendo il passaggio a sostanze e microrganismi che non dovrebbero passare nel sangue e determinando quella che viene chiamata “permeabilità intestinale”.
Le principali cause che determinano il rilascio della zonulina sono:
1)alterazioni della flora intestinale;
2)l’uso prolungato di alcuni farmaci
3)infezioni
4)lo stress
5)diete sbilanciate.
I sintomi che possono far pensare ad una permeabilità intestinale sono:
-diarrea cronica, costipazione o gonfiore;
-infezioni genitourinarie ricorrenti;
-stanchezza;
-problemi della pelle;
-dolori articolari;
-Intolleranza a molteplici alimenti.
Quando, quindi, viene prodotta zonulina le giunzioni serrate del nostro intestino si aprono permettendo il passaggio attraverso i tessuti e la circolazione sistemica di proteine, glutine, microbi e antigeni alimentari, etc, provocando un’infiammazione intestinale che può innescare una serie di malattie autoimmuni come infiammatorie malattie intestinali, celiachia, epatite autoimmune, sclerosi multipla, ovaio policistico, obesità, ecc.
Per cui possiamo dire che l’intestino permeabile è l’anticamera di alcune patologie autoimmuni.
Mantenere un intestino sano è quindi molto importante per mantenere il proprio stato di salute e l’arma più potente che abbiamo per far si che il nostro intestino stia bene è condurre una vita sana ed equilibrata praticando attività fisica, coltivando pensieri positivi, riducendo lo stress e facendo ovviamente una alimentazione quanto più possibile bilanciata.
Buongiorno Dott.ssa, sono affetta da tiroidite di Hashimoto. E’ vero, come ho letto, che una alimentazione senza glutine può aiutrami? Grazie, Patrizia
La risposta alla domanda è SI ma vediamo perché.
La tiroidite di Hashimoto è una patologia autoimmune molto diffusa [1]
Cosa è una malattia autoimmune? [2]
Il sistema immunitario è un esercito che normalmente protegge il nostro corpo da germi come batteri e virus ed è in grado di distinguere e quindi di attaccare o meno le cellule estranee e dalle proprie.
In una malattia autoimmune, il sistema immunitario va in tilt e non riesce più a riconoscere le proprie cellule e le attacca attraverso la produzione di autoanticorpi .
Nel caso della tiroidite di Hashimoto vengono prodotti due autoanticorpi: contro la tireoperossidasi o TPO che è un enzima essenziale per la sintesi dell’ormone tiroideo e catalizza l’ossidazione dello iodio e contro la tireoglobulina o Tg da cui vengono prodotti gli ormoni T3 e T4. [1]
I disordini autoimmuni hanno una base genetica molto complessa; più geni contribuiscono al rischio di sviluppare una patologia autoimmune e inoltre ora è chiaro che geni comuni sono alla base di più disordini autoimmuni. E’ per questo che chi soffre di una malattia autoimmune avrà la tendenza a svilupparne altre.
Tornando alla nostra domanda, è stato dimostrato che la celiachia e la tiroidite di Hashimoto condividono una comune predisposizione genica cioè l’allele DQ2. [3]
Vari studi dimostrano che l’incidenza di pazienti con tiroidite di Hashimoto che hanno anche celiachia varia dal 4-10%. [4]Secondo questi dati, innanzitutto mi sentirei di dire a Patrizia di fare un test per identificare un eventuale celiachia. Ma..
Se solo il 4-10% delle persone con tiroidite di Hashimoto è celiaca, perché una dieta priva di glutine potrebbe giovare a TUTTI coloro che soffrono di questa patologia?
La struttura molecolare della gliadina, la porzione proteica del glutine, è simile a quella della ghiandola tiroidea. Se l’intestino è permeabile, a causa di una cattiva alimentazione o una sensibilità al glutine, la gliadina riesce a passare la barriera protettiva dell’intestino ed entra nel flusso sanguigno. Il sistema immunitario riconoscendola come sostanza estranea la attacca per distruggerla ma… Questi anticorpi contro la gliadina non riescono a distinguere tra gliadina e tessuto tiroideo e attaccano anche quest’ultimo. Questo significa che ogni volta che un paziente affetto da tiroidite di Hashimoto mangia cibi contenenti glutine, il suo sistema immunitario attaccherà non solo la gliadina che passa nel flusso sanguigno ma anche la sua tiroide.
Questo il motivo per cui una alimentazione senza glutine può essere utile se si soffre di tiroidite di Hashimoto. Attenzione però che sia una alimentazione bilanciata e con pochi di quei prodotti commerciali spesso molto raffinati e ricchi di zuccheri seppur senza glutine. Consiglio quindi di rivolgersi ad un professionista che aiuti a stilare un corretto piano alimentare oltre che migliorare la flora intestinale che nei soggetti affetti da tiroidite è alterata con una crescita anche del 50% di flora patogena. Importante da sapere che chi soffre di patologia autoimmuni ha più facilità a sviluppare una carenza di Vitamina D per cui in questi casi è molto importante (anche se in questo periodo storico è utile per tutti: vedi http://specialistanutrizionista.it/blog/e-importante-lamore-ma-anche-il-colesterolo-woody-allen/) tenere sotto controllo i valori di tale proteina e in caso di necessità integrare. [5-6]
- Zaletel, K. and S. Gaberscek, Hashimoto’s Thyroiditis: From Genes to the Disease. Curr Genomics, 2011. 12(8): p. 576-88.
- Brooks, W.H., Mechanisms and pathophysiology of autoimmune disease. Clin Rev Allergy Immunol, 2012. 42(1): p. 1-4.
- Gregersen, P.K. and L.M. Olsson, Recent advances in the genetics of autoimmune disease. Annu Rev Immunol, 2009. 27: p. 363-91.
- Kumar, V., M. Rajadhyaksha, and J. Wortsman, Celiac disease-associated autoimmune endocrinopathies. Clin Diagn Lab Immunol, 2001. 8(4): p. 678-85.
- Vondra, K., [Vitamin D and autoimmune thyroid diseases]. Vnitr Lek. 62(9 Suppl 3): p. 121-125.
- Kivity, S., et al., Vitamin D and autoimmune thyroid diseases. Cell Mol Immunol, 2011. 8(3): p. 243-7.