Plastica ed effetti sulla salute


Il problema della plastica è un problema mondiale di cui non si è mai parlato.
In questi giorni, le campagne di sensibilizzazione crescono a dismisura senza considerare che non vengono tuttavia date alternative alla sostituzione di questo materiale di cui le nostre case (bagnoschiuma, spazzolini, bottiglie di acqua, vaschette cibi, contenitori cosmetici, contenitori yogurt, piatti, bicchieri, posate, detersivi pavimento e bucato, pannolini, etc etc etc) e i nostri supermercati sono pieni!
Nelle materie plastiche sono contenute molte sostanze chimiche pericolose come il bisfenolo A (BPA), gli ftalati, l’antiminitroxide, i ritardanti di fiamma bromurati e le sostanze chimiche polifluorurate ecc.; tutte sostanze che costituiscono un serio fattore di rischio per la salute umana perché possono dare irritazione agli occhi, insufficienza visiva, difficoltà respiratorie, disfunzione epatica, tumori, insulino-resistenza e diabete di tipo II, sovrappeso e obesità1, anomalie scheletriche2, allergia e asma, malattie della pelle, endometriosi, fibromi, mal di testa, vertigini, problemi di fertilità, disturbi cardiovascolari e gastrointestinali, etc.
Questo è dovuto non solo all’utilizzo diretto dei contenitori di plastica nella pratica quotidiana ma anche al riversamento di tali sostanze nel sottosuolo, falde acquifere etc.
Tra tutte le sostanze tossiche contenute in essa, le due che destano maggiori preoccupazioni per la salute umana sono appunto il bisfenolo A e il di- (2-etilesil) ftalato (DEHP).
Vi è una crescente evidenza che il bisfenolo A (BPA) e gli ftalati possano influire negativamente sull’uomo perché danneggiano il sistema endocrino.
Inserendo su Pubmed la parola “bisphenol A” troviamo 653 articoli che ne parlano e ne esaminano gli effetti, evidentemente ancora troppo pochi per trovare una soluzione.
Ormai è certo che il bisfenolo A (BPA), in particolare, è un distruttore endocrino che può legarsi al recettore degli estrogeni, interagendo con altre proteine di segnalazione come fattori di crescita ed oncogeni cellulari. Numerosi dati indicano che il BPA modifica l’equilibrio fisiologico di morte e proliferazione cellulare regolato dagli estrogeni promuovendo solo la proliferazione cellulare con conseguente trasformazione delle cellule in tumorali.
Possiede anche proprietà antiandrogeniche, infiammatorie e ossidative.
Entrambe queste sostanze (Bisfenolo A e ftalati) possono essere rilevate e lo sono ampiamente nell’urina umana, nel sangue e cosa più preoccupante nel latte materno e nel liquido amniotico3,4,6.
Sembrerebbe che l’esposizione prenatale al bisfenolo A e alcuni ftalati possano modificare i livelli di adiponectina, (ormone proteico coinvolto nella regolazione del glucosio e nel catabolismo degli acidi grassi) e di leptina fetali (un ormone coinvolto nella regolazione del metabolismo lipidico e del consumo energetico).
Esiste un’ampia letteratura sugli effetti dell’esposizione a BPA durante le fasi critiche dello sviluppo. L’esposizione di femmine gravide di topo a basse dosi di BPA induce alterazioni nel tasso di crescita corporea della prole maschile e femminile, accelera la pubertà nelle femmine e riduce la spermatogenesi nei maschi, mentre nei ratti altera il comportamento esploratorio, sessuale e di gioco.
Il bisfenolo A altera inoltre la regolazione della sintesi, il rilascio, il trasporto, il metabolismo, la clearance degli ormoni tiroidei ed ha azione sui loro recettori. La maggior parte degli effetti è legata alla somiglianza strutturale di tali composti chimici con tali ormoni determinando un meccanismo di mimica molecolare ossia il sistema immunitario confonde gli ormoni tiroidei e il BPA e non lo riconosce come molecola estranea da combattere ed eliminare.
Si è visto che i bambini sono maggiormente esposti al BPA rispetto agli adulti e nella maggior parte degli studi l’assunzione giornaliera nei bambini supera la dose massima di riferimento (RfD) stabilita dalla US Environmental Protection Agency (US EPA). Tant’è che nel 2008 questa molecola è stata vietata per la produzione di biberon e giocattoli, ma è legale per altri prodotti in plastica5.
Anche le nostre abitudini alimentari ci espongono sempre più a questi composti infatti purtroppo, con il calore (provocato dall’acqua calda o dal microonde) alcuni elementi chimici tra cui appunto il bisfenolo A vengono rilasciati ed in seguito assorbiti dagli alimenti, provocando tutti gli effetti dannosi sull’organismo che abbiamo visto.
Purtroppo è molto difficile fare qualcosa visto che tantissimi alimenti che compriamo al supermercato non hanno soluzioni alternative di confezionamento tuttavia si può cercare di ridurre l’esposizione utilizzando dei buoni sistemi di depurazione dell’acqua e quindi eliminando le bottiglie di plastica, si può eliminare i contenitori di plastica per la conservazione e il riscaldamento dei cibi a favore del vetro o utilizzare pannolini o assorbenti lavabili o spazzolini in bambù in commercio su siti online etc. Se avete informazioni su come ridurre il consumo di plastica nelle nostre case, scrivete sotto l’articolo o sulla pagina facebook le vostre soluzioni.

1. A global assessment of phthalates burden and related links to health effects.
Katsikantami I, Sifakis S, Tzatzarakis MN, Vakonaki E, Kalantzi OI, Tsatsakis AM, Rizos AK.
2 A Review on the Effects of Bisphenol A and Its Derivatives on Skeletal Health.
Chin KY, Pang KL, Mark-Lee WF.

3. Association between prenatal bisphenol A and phthalate exposures and fetal metabolic related biomarkers: The Hokkaido study on Environment and Children’s Health.
Minatoya M, Araki A, Miyashita C, Ait Bamai Y, Itoh S, Yamamoto J, Onoda Y, Ogasawara K, Matsumura T, Kishi R.
4. Effects of bisphenol A and its analogs on reproductive health: A mini review.
Siracusa JS, Yin L Measel E, Liang S, Yu X.

5. Annual Review of Public Health

6. Molecular Mechanisms of Action of BPA
Filippo Acconcia , Valentina Pallottini , and Maria Marino

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